Struttura dalle linee pulite e dalle forme austere, la Rocca malatestiana di pianta elissoidale si erge in tutta la sua possanza a dominio del territorio circostante offrendo panorami e scorci suggestivi

 

Dal Borgo, attraverso la Porta Curina, si sale per accedere al Castello racchiuso tra mura difensive. Le case che si snodano lungo la via, portano fino al Muro Grosso e alla scalinata di accesso alla Rocca. 

 

All’interno è possibile visitare il corpo centrale della Rocca, che è anche l’ala più antica e che è stato portato alla luce dagli ultimi lavori di consolidamento e restauro e poi allestito con arredi che riproducono quelli dell’epoca.

 

Si accede alle stanze dei servizi con la cucina ed il suo camino, agli scavi archeologici con le fosse da butto, le strutture murarie, i vani, i pozzi e le caditoie per filtrare l’acqua. È proprio qui che sono stati trovati i tanti reperti di epoche diverse, dal XIV al XVI secolo, come brocche e piatti in ceramica, bicchieri di vetro di Murano, resti di animali, utensili, armi, spille, monete e un antico sigillo bronzeo. Questi reperti sono in parte esposti presso il Museo interno. Le ceramiche ritrovate sono tra le più antiche maioliche  dell’Italia centro-settentrionale meglio conservate.

 

Per una esperienza ancor più immersiva e coinvolgente lo stesso Museo è stato dotato di strumentazione multimediale che ricostruisce ambientazioni e scene per una migliore fruizione da parte di tutti. 

 

In cima al Castello, già nel 1494, era presente un Mulino a vento dal quale è probabile provenga la macina della corte.

 

Tutti questi reperti testimoniano quanto la Rocca sia stata non solo fortino difensivo e baluardo militare, ma anche un palatium e una lussuosa dimora autosufficiente.

 

Si accede poi alla stanza dell’Imperatore, una sala di rappresentanza affrescata da Jacopo Avanzi forse tra il 1362 ed il 1372 su commissione di Galeotto II Malatesta detto l’Ungaro,  il cui tema di carattere laico ed eroico faceva da precursore alla cultura umanistica che sarebbe nata, di lì a poco, anche nelle corti malatestiane e che avrebbe suggellato gli uomini d’arme anche nelle vesti di raffinati mecenati.

 

Proseguendo il percorso si incontra la Sala del Trono dalla volta a doppia crociera con frammenti degli affreschi dell’Avanzi ivi trasportati dalla Sala dell’Imperatore, dove si scorge il volto di “Silvius” discendente di Enea.

 

La cultura cortigiana dei Malatesta esaltava i valori della classicità e anche questo casato era alla ricerca di capostipiti che le dessero prestigio. 

 

Si possono poi visitare la stanza di Donna Costanza ricostruita con gli arredi dell’epoca e la Cappella privata: a Montefiore nacque e venne battezzato Galeotto Novello detto Belfiore. All’interno vi sono due pale del XVII secolo attribuite a Silvio Ariani da Montefiore. 

 

È possibile poi salire fino al terrazzo della torre campanaria da dove godere di un panorama straordinario.

 

Come uno scrigno, la Rocca conserva da secoli un patrimonio artistico-culturale e una memoria storica che sono prezioso tesoro con cui deliziare ogni visitatore e significativa testimonianza da tramandare ai posteri.

Local Tips

La leggenda di Montefiore Conca

… leggere con cautela …

Si narra che Sigismondo Pandolfo Malastesta avesse nascosto in una torre delle mura del Castello una grande ricchezza per proteggerla dal saccheggio dei nemici. La torre, sigillata da una coltre di pietre e calce, sembrerebbe celare ancora il bottino che non venne mai ritrovato. Durante diversi temporali i fulmini la colpirono più volte, probabilmente attratti dai metalli e dai monili. Ecco che la “Torre del Tesoro” ben presto venne ribattezzata la “Torre del Diavolo” : chiunque avesse provato a depredarla sarebbe stato colpito da malasorte.